"Ci vuole tempo
per tirare fuori la gioia dalla vita."
Oggi vorrei parlare di un tema a me molto caro e noto. Come sempre vi suggerisco anche una musica da mettere in sottofondo per la lettura. Ovviamente siete liberi di fregarvene, però è particolarmente adatto. E' un brano dal film "Il favoloso mondo di Ameliè".
Particolarmente adatto perchè Ameliè è uno stato mentale che conosco bene, e riaffiora negli ultimi giorni sempre più spesso...
Il tema, giusto, il tema è: sentirsi "l'altro"...
Devo dire che è una sensazione che conosco meglio di quanto non avrei mai desiderato.
Certo sentirsi "l'altro" può significare un sacco di cose. Ma nel mio caso è sempre signignificato sentirti altro dalla normalità.
E non perchè io mi sia mai sentita "non normale", ma solo perchè questo è il modo in cui ho sempre percepito che mi vedevano le persone.
Niente metafisica in questo, la spiegazione è semplicissima. Per il lavoro di mio padre, fin da piccolissima, non ho fatto altro che cambiare città. Nord, sud centro. Piccole città e metropoli, Italia o estero, non faceva differenza.
Ad agosto si sapeva la destinazione, e via, chiudere i bauli e partire. Nuovo giro, njuova corsa.
Io sono nata in Liguria, da un padre pugliese e una madre toscana. Non riesco nemmeno ad immaginare che accento potessi avere la prima volta che dalla liguria sono stata portata a Roma. So però che dal primo giorno ogni due parole che pronunciavo erano una risata dei miei compagni.
Ero l'altro. La cosa strana. Non perchè avessi niente di strano addosso, ne perchè io mi sentissi tale, ma erano gli altri a farmelo notare, a farmi sentire così.
I traslochi sono stati tanti, ma insomma la ligure nel percorso è approdata anche a Messina...
Ricordo benissimo una mattina, in seconda media, in cui si parlava in classe dell'unità d'italia, e dei problemi di integrazione che ebbero i siciliani per colpa dei pregiudizi. Ricordo gli sguardi dei miei compagni come se fossi io la colpevole di tutto...
Magari me lo sono immaginato, anzi probabile, però quel ricordo ce l'ho.
Per tutta la vita sono arrivata in un posto in cui io ero "l'altro" e gli altri erano "noi".
A 18 anni non sopportavo più quella sensazione. Certo ormai a molte dinamiche tipiche mi ero abituata, e non ci soffrivo più, ma avevo bisogno di trovare un noi.
Così quando ad agosto mia madre mi riferì che si andava a vivere a Bruxelles risposi "buon viaggio".
Ovviamente ne seguì una lotta furiosa. Dovevo fare il primo anno di università e mi avevano gia iscritto nella migliore facoltà di giurisprudenza belga.
Solo che io ero stanca, ed erano anni che dicevo ai miei che non avevo alcuna intenzione di studiare giurisprudenza.
Così usai quella che finora era stata la loro arma a mio favore. Ricordate? La Vale è forte. Beh in quel caso fu uno tzunami. li minacciai di denunciarli di sequestro di persona se mi avessero costretto ad andare con la forza. Ormai ero finalmente maggiorenne, e le scelte le prendevo io.
Furono giorni terribili, che iniziavano all'alba con urla furiose, e terminavano solo quando avevamo tutti finito la voce. Ma alla fine ebbi la meglio.
Ecco, è da allora che smisi di essere l'altro.
Finalmente Iniziai a sentirmi noi.
La lingua lunga ce l'ho, l'aggressività pure, così creai il noi più definito e ben governato che le mie risorse mi permetterssero.
Nel tempo avevo anche modificato il mio accento...
Da quel giorno sono passati quasi 14 anni. Nel frattempo sono diventata il noi? Veramente no.
A dire la verità non ero riuscita a tirarlo fuori nemmeno nell'intimità un noi, a dire il vero credo di essere considerata universalmente un pò strana, ache se almeno ora in senso buono.
Il mio accento è quasi romano...quasi nel senso che i romani mi chiedono ancora di dove sono, ma per tutti gli altri sono decisamente romana.
Perchè stasera me ne esco con queste regressioni quasi freudiane?
Perchè oggi mi sono successe due cose che mi hanno riportato a quello stato infantile dell'altro, e poco dopo ne sono stata tratta fuori con una dolcezza che poteva venire solo da chi non si rendeva conto di pronunciare parole per me magiche e profondissime. Parole che ad altri sarebbero suonate scontate, anzi che probabilmente non sarebbero nemmeno state registrate.
Io però vi voglio raccontare solo le prime, anche perchè almeno sdrammatizzo un pò questo post, che pur non volendolo anche stasera è caduto sul pesante.
Ebbene tutto nasce dal discutibile modo di Marrazzo di utilizzare il suo tempo libero. Penso che il fatto sia noto a tutti: Marrazzo, presidente del Lazio, ha ammesso di essere stato con un trans, trallaltro in compagnia di tanta neve bianca.
A me sinceramente è dispiaciuto solo per la sua famiglia, perchè al livello politico ultimamente ho una gran confusione. Tuttavia stamattina al bar mi è stata fatta una battuta "complimenti per il presidente della tua regione"
Niente, sono entrata in crisi. COme la mia regione?? Ma io vivo in Sardegna. Mica sono qui in trasferta per una settimana.
Io la Sardegna l'ho scelta, dopo travagliate settimane di riflessioni. E' stata una scelta ponderata, e ora sono qui.
Certo nn è che posso considerarmi Sarda. Insomma a dire la vertità, nessuno se la prenda, ma nemmeno ci tengo molto, però cavolo...quella frase mi ha fatto cadere in uno stato di insostenibile fragilità che avevo da tempo dimenticato.
Sono altro, sono fuori. Anzi più semplicemente, ancora una volta sono terza parte. Perchè in ognuno di noi c'è io, noi, e la terza parte.
Mi viene il dubbio che questo mio status non sia cronico e malato.
Non è che ne ho bisogno? Come a dire...voi pensate che essere normali sia essere "noi", mentre io sono così abituata ad essere la terza parte, che me la vado a cercare, perchè in fondo è quella la mia normalità?
Poi inaspettata, in questo mio caos, arriva quella frase, quel pensiero, che mi urla il contrario. li per li non l'ho notato...ma subito ho ripreso a sorridere.
E così stasera, dopo aver tanto pensato alle cose successe, mi rendo conto che devo smettere di farmi paranoie vittimiste.
No, non mi piace essere l'altro. Lo ho sempre odiato, e col senno di poi capisco anche di non esserlo mai stato veramente. ERo diversa certo, per piccolissime cose, ma non è mai esistito posto in cui la mia diversità non si trasformasse subito in "buffa" e poi in "simpatica" fino al non dovermi più definire con nient'altro che Vale.
Boh, quante persone saranno arrivate alla fine di questo post? Scusate, mi rendo conto che spesso divento noiosa, ma l'ho detto, questo blog a me serve. Qui tiro fuori, qui faccio lunghi percorsi emitivi, qui tiro fuori e abbandono.
Diciamo che dal momento che la mi terapista poverina ci ha lasciato, da allora parlo qui, invece che con lei.
Ora però non venite a chiedermi la parcella, che è un periodaccio
Notte notte amorini miei
La strega vi saluta e va fare le ninne.
Eretico
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“Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta.
Eretico è la persona che sceglie e,
in questo senso è colui che più della verit...
5 anni fa