lunedì 12 ottobre 2009

Primo bilancio sardo

Ecco qui, la prima settimana del nuovo lavoro è passata. Direi che è decisamente arrivato il momento di fare un primo e molto generico bilancio.

Direi di farlo da copione:


1. LA SVEGLIA

Roma:
nei sei mesi di disoccupazione sveglia verso le 13 ad opera delle mie due gatte che muoiono di fame, ed avendo imparato che miagolare non ha effetto (perché ottengono solo che le chiudo fuori) hanno imparato a farmi le fusa nelle orecchie per ore, finchè non cedo.

Nei sei di impiego (come sapete questa è sempre stata la media finora) sveglia alle 6 per entrare in ufficio alle 9.30. Le gatte nemmeno sanno che esisto a quell’ora, latte e caffè trangugiato in bagno nei tre secondi in cui mi preparo, e poi un’ora e passa di traffico a passo d’uomo, durante la quale maledico me, tutti gli altri sfigati in coda con me, il mio datore di lavoro per non aver capito che dovrebbe spostarsi vicino a casa mia, le gatte per non avermi fatto le fusa, Veltroni o chi per lui, tanto non importa chi è, e tutto l’emisfero sud occidentale per trovarsi sulla mia stessa strada in quello stesso momento. E soprattutto il tizio con la smart che è convinto che siccome la sua macchina è poverina mutilata di un fondoschiena, può comportarsi come se fosse su uno scooter mentre ha una cazzo di macchina in mano in cui trallaltro non si può nemmeno trombare, e rompe solo le palle.
Al secondo semaforo mi torna su il latte e parte la gastrite. Arrivo in ufficio, sempre e comunque in ritardo, vuoi per un incidente, vuoi per il semaforo di viale regina margherita che è semestrale, o per occasionali lavori in corso. Fatto sta che arrivi in ritardo. Segue spiata della collega arrivista e sfigata che viaggia con la metro al capo, e la mattina inizia con una fantastica cazziata.

Oristano:
sveglia alle 8.30 per essere in ufficio alle 9.00
Colazione per ora in spiaggia, poi certo quando farà freddo in salone con finestrone su spiaggia.
Le gatte variabili. A quell’ora alcune volte hanno fame, altre le sveglio io e mi vengono dietro.
Alle 9:00 mi metto in macchina, semafori non ce ne sono. Alle 9.02 mi fermo per comprare il giornale. Alle 9.04 mi fermo a prendere un caffè. Alle 9.10 sono in ufficio. I colleghi non ci sono, tranne una, e il capo non si vedrà fino all’una. Gli altri arriveranno verso le 10.
Accendo il pc e leggo la posta, poi sbrigo le cose più urgenti e vado al bar nella piazza vicina, con i colleghi arrivati, a prendermi un caffè. Sono circa le 10.30

2. IL PRANZO

Roma.
Vabe nei mesi da disoccupata semplicemente non c’è, in pratica coincide con la colazione
Quando lavoro invece la pausa in teoria inizia alle 13.30 e finisce alle 14.30
In quel lasso di tempo riesci più o meno ad arrivare al bar a piedi (mica vorrai prendere la macchina??? Gia ci ho messo un’ora a trovare parcheggio la mattina, non la sposto nemmeno se mi spari e anche la sera mi piange un po’ il cuore a muoverla da li), fare la fila per vedere cosa c’è da mangiare oggi, poi fare la fila per fare lo scontrino. Poi ordinare il tuo cazzo di panino, prenderlo e portartelo in ufficio. Perché per quando te l’hanno scaldato sono le 14.30 e devi rientrare, mangiando mentre cammini. Ovviamente anche in quel caso ritarderai di 10 minuti, e troverai pronta la collega sfigata, che il pranzo se lo cucina sempre la sera prima e se lo porta in quelle tristissime vaschette sigillate, che appena possibile farà notare al tuo capo che anche a pranzo eri in ritardo.
Ma muori, tu e le tue cazzo di vaschette.

Oristano. La pausa è alle 13
Alle 13.05 sono a casa. Metto l’acqua per la pasta, mangio, e poi faccio il pisolino
Il rientro è tra le 15.30 e le 16.00, a proprio piacimento.
Io in genere arrivo alle 15.40, e siccome non trovo nessuno e non ho le chiavi, me ne vado al bar a prendere un caffè.
Non credo serva aggiungere altro.

Anzi per oggi proprio non aggiungo niente. Vi dico solo che non ho più gastrite da 7 giorni, e questa volta il pensiero del semestrale mi terrorizza. Si perché anche questa volta ho solo un contratto di sei mesi.

Incrociate le dita per me, che non sia il solito sfruttamento a contributi zero, perché io non ce la faccio più. Ho lasciato casa, città, amici ecc ecc, inseguendo il sogno di quel lavoro. Cavolo per i nostri genitori era solo una rogna, per me è la mecca, il santo grahal, la mitica atlantide e babilonia unite….

Da Roma a Oristano, dicendo addio a tutto e tutti….cazzo deve fare di più una persona per smettere di essere precaria?
IO VOGLIO SOLO LAVORARE!!!!!!